Dove vanno le nostre case?
Questo è un articolo un po’ personale, come avrete ormai capito in questo blog ci piace scrivere di argomenti molto vari, dai più tecnici (procedure, detrazioni fiscali), a quelli più pratici, per una guida rapida ad alcune scelte progettuali (materiali, colori) a quelli più discorsivi e, in un certo senso, intimi.
Questo è uno di quelli.
E riguarda un aspetto delle nostre case che, se riusciamo a coglierlo, può davvero cambiare il tempo che trascorriamo dentro di esse, tempo che, per questioni che purtroppo tutti conosciamo, è per molti di noi la parte preponderante della giornata.
Stare a casa è diventato la normalità per noi… ma il tempo che trascorriamo nelle nostre case deve essere tempo di qualità, in questo articolo vedremo come fare!

Non mi dilungherò sul cambiamento che il covid ha comportato nel modo di vivere i nostri spazi domestici, ma vorrei soffermarmi su una conseguenza che questo cambiamento ha “imposto” al mio personale modo di stare in casa: la consapevolezza.
Indubbiamente negli ultimi mesi ho avuto molto tempo da trascorrere a casa, spesso avendo poco da fare e parecchio tempo libero… e mi sono così ritrovata a guardare la mia casa.
Guardarla veramente.
Ed in alcuni casi è stato scioccante.
Possibile che convivessi da anni con alcuni angoli della casa lasciati completamente allo sbando?
Nicchie in cui si accumulavano oggetti, carte, libri, riviste, costumi di carnevale di quando mio figlio andava alla materna (dei riccioli da clown azzurro cielo occhieggiavano da una busta gialla di carta in soggiorno), giocattoli, matasse di cavi e caricatori di strumenti elettronici che neanche più funzionavano o forse neanche avevo più (lo so che mi capite!!!).
Non vedevo tutte queste cose?
Ero talmente sempre di corsa da non accorgermene?
O le percepivo distrattamente, ma ormai facevano parte del mio ecosistema domestico?
Fin qui le cose più eclatanti, ma per questo motivo anche le più immediate da cogliere e da risolvere, nel momento in cui si decide di guardare e vivere la propria casa con consapevolezza.
Ok, non sono assolutamente una fan del decluttering (ne parleremo in un prossimo articolo), ma indubbiamente qualcosa andava eliminato o sistemato in maniera più razionale, in attesa di poter essere rispolverato per quando verrà il suo momento di gloria con un riutilizzo creativo.
Ho iniziato così a prendere di mira, via via, ogni angolo di casa che fosse palesemente problematico, l’ho attaccato, reso organizzato e piacevole da vedere, ma siccome non tutto ciò che abbiamo ci serve immediatamente, l’angolo “purgatorio” si spostava altrove (possibilmente al chiuso stavolta) in attesa di essere lui la prossima vittima della furia organizzatrice.
Risolte le situazioni di “degrado” più spinto, però, ancora non ero soddisfatta.
Ok, ora la casa era ordinata, organizzata, e in molti aspetti, seppur semplice (il budget era molto basso), gradevole e piacevole da vedere.
Era casa mia in tutto e per tutto?
Era accogliente?
Era un piacere trascorrerci le giornate?
Beh… magari per altri lo sarebbe stato, esteticamente non aveva grossi difetti e alle persone che la vedevano piaceva sempre molto, ma non era “casa mia”. Non era la casa dove volevo vivere.
L’ho pensata 15 anni fa, erano diverse le possibilità ed i materiali che c’erano sul mercato o semplicemente che andavano di moda, molte cose le ho lasciate andare per sfinimento, per vedere la fine di lavori che sono stati molto lunghi ed estenuanti (ve li racconterò in un prossimo articolo).
Ma soprattutto sono cambiata io.
Ecco quindi la domanda del titolo: dove vanno le nostre case?
Vanno dove andiamo noi, e se così non è, si crea uno scollamento che probabilmente non è doloroso, altre cose lo sono, ma una possibilità persa.
La possibilità di vivere in un luogo, e quindi per me anche in un modo (di questo aspetto parlo in questo articolo), che rispecchi la persona che sono diventata e che giorno dopo giorno mi piacerebbe diventare (ve l’ho detto che era personale).
Perché il mio soggiorno ha così tanti oggetti rossi? Io odio il rosso (presto in un articolo il restyling del mio camino ex rosso).
Perché ho da 15 anni intorno al tavolo da pranzo delle sedie che non mi sono mai piaciute, ma che ci hanno regalato e quindi, per risparmiare, abbiamo accettato?
Potevano andare bene per i primi tempi, sono anche delle belle sedie, di un designer sicuramente bravo e abbastanza noto, sono moderne e divertenti… ma non sono le mie sedie.
Possono stare bene come forma e colore (ovviamente rosso) all’interno della stanza, ma non mi danno piacere quando le guardo.
Prima non le vedevo? Certo che le vedevo, ma ora non le accetto più.
Forse sono cambiate le mie priorità, la mia tolleranza verso le cose (ahimè anche le persone) che non mi stanno più bene, sono cambiata io.
Ecco quindi che è iniziato il mio viaggio di riappropriazione di casa mia.
Certo, vorrei vivere fuori città, con un bel giardino e possibilmente vista mare, ma ora la situazione non lo rende possibile (quando sarò in pensione e scriverò gialli come Jessica Fletcher ne riparleremo).
Ora la situazione è questa, ho un lavoro, la famiglia, la scuola qui, dove ho la fortuna di avere una casa che è, se lo voglio, un foglio bianco nelle mie mani, ed è questo ciò con cui posso lavorare.
Non devo aspettare di avere la casa perfetta per vivere felice, devo fare in modo che la casa dove vivo sia perfetta per essere felice.
Curiosi di vedere alcuni di questi cambiamenti? Seguite il blog e ve li farò vedere!

Sono necessari stravolgimenti di tutto l’arredamento? No
È obbligatorio investire molti soldi? Ovviamente no
Servono idee, passione, tempo per progettare e realizzare, e, naturalmente una buona manualità per i lavori DIY (Do It Yourself). Io ne sono priva, completamente, ma ho scelto bene il marito, anche detto Mc Gyver.
E se non avete le idee chiare, volete suggerimenti, idee, progetti e consigli, compresa una lista della spesa e la descrizione dei singoli passaggichiamateci per una consulenza!

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